SinossiDONNE E MOTORI - Storie di gioie tra grandi dolori

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Donne e motori è una collettiva di artisti, molti dei quali attivi all’interno del Circolo degli Artisti di Reggio Emilia. Opere pittoriche, fotografie, elaborazioni digitali, sculture, installazioni e video verranno esposte presso gli storici ed eleganti spazi dei Chiostri di San Domenico a Reggio Emilia. Il tema è una chiara provocazione ad un’espressione che rimanda al più mediocre dei mediocri sogni del più mediocre dell’’uomo medio italiano.
Daniele Lunghini, l’ispiratore e curatore della mostra, ha lanciato la sfida ai più interessanti artisti dell’area di Reggio Emilia e non solo.

Donne e motori” è un codice ormai in disuso, scaduto, utilizzato da un’arcaica civiltà umana popolata di uomini-uomini non per identificare due extra-nos ma per riconoscersi in un comune intra-nos. E’ una chiave di lettere che apre ad un linguaggio di popoli da bar sport, da domenica in giro con famiglia e radio attaccata alle orecchie per fagocitare bramosamente partite in diretta. Secondo questa espressione i motori competono con le donne a quantità di anima. La qualità non è un valore aggiunto, non quanto la quantità comunque.

Questo codice attiva un processo di riconoscimento che chiarisce e rafforza la convinzione, sotto una luce di profonda superficialità, di poter controllare e possedere i due elementi che l’uomo invidia da sempre perché non potrà mai essere: la creatrice di vita e l’erogatore esponenziale di forza.

Sensibilità e dolcezza diventano dettagli sfibrati di oggetti dalla natura unicamente estetica e della più basica consumabilità. Più che nel contatto carnale o metallico, è nell’ atto (notarile, un banale passaggio di proprietà) del possedere che il processo muove verso il suo compimento, in piena confusione su quale dei due elementi consumi e quale vada consumato. Uno trova posto ingabbiato nella bacheca del vanto da mostrare agli ospiti, un altro è pronto per essere liberato e lasciarlo andare per la propria strada, esprimendo se stesso nella pienezza della propria potenza.

Un motore senza meccanismi non potrà vivere, così una donna senza sensibilità non potrà funzionare. Eppure, del primo si cerca l’anima, magari mentre è parcheggiato in piazzetta. Del secondo invece si esibisce la carne, mettendola in mostra sottobraccio, lungo la via del corso. Il motore diventa motore di passione, la donna carrozzeria del desiderio.

I motori alimenteranno macchine che acquisiranno l’artificio dell’intelligenza e ci soggiogheranno. Di loro l’uomo non si innamorerà mai, perché per viverle deve renderle libere. Delle donne invece sì, perché l’atto stesso di incatenarle crea dipendenza. Qui starà la vendetta finale per un trattamento mai paritario: un giorno, ai motori potremo ribellarci.

Alle donne invece non riusciremo mai.

Daniele Lunghini


 

Periferia di New York, una lussuosa macchina gialla lanciata a tutta velocità nella notte.
Una donna alla guida, sconvolta, l’acceleratore premuto al massimo.
Un’altra donna, ancora più sconvolta, corre in mezzo alla strada.
I fari lacerano il buio, i freni stridono.
L’impatto.
La fuga.

Il mondo di Gatsby – macchine rombanti che sfrecciano fra New York e Long Island per inseguire un amore impossibile – corre verso la rovina mentre l’America degli anni ruggenti, altrettanto lanciata in una folle corsa verso una simile rovina, assiste con il fiato sospeso.

I sogni del Novecento sono pieni di bellissime donne alla guida di scintillanti fuoriserie: Tamara de Lempicka che posa uno sguardo gelido sullo spettatore tenendo con noncuranza la mano guantata sul volante è un’ossessione dei tempi di Gatsby – l’autoritratto della Lempicka e il romanzo di Fitzgerald sono dello stesso anno, il 1925 – che ancora ipnotizza gli uomini a quasi un secolo di distanza.

Come accade con un altro stereotipo molto più antico – la donna «mutevole come il mare» nei versi di Semonide e «mobile qual piuma al vento» nelle parole del Duca di Mantova – che tenta inutilmente di calunniare la sovrumana tenacia femminile, nell’apparente sicurezza di una sentenza sprezzante si rispecchia la consapevolezza di essere deboli: «donne e motori» si associano in una rima che sembra voler trasformare ogni uomo in un Gatsby sospeso a un passo dall’abisso, ogni donna in una Daisy lanciata a sessanta miglia orarie nella notte.

Nel 1909, nel Manifesto del Futurismo, Filippo Tommaso Marinetti proclamava la nascita di una nuova bellezza, la «bellezza della velocità», e provocatoriamente invocava il «disprezzo della donna» vista come opaca e immobile dolcezza in opposizione alla scintillante e fulminea ferocia della guerra; tre anni dopo, nel Manifesto della donna futurista, Valentine de Saint-Point gli rispondeva esortando le donne a distruggere un’umanità mediocre – senza distinzione di sesso – attraverso i sublimi istinti della violenza e della crudeltà.

Oggi, a più di cento anni da quelle invocazioni insieme modernissime e ancestrali, le macchine guadagnano terreno su un’umanità – uomini e donne indistintamente – che nell’ebbrezza della velocità sembra aver perso le coordinate. Tamara ancora ci osserva dal suo posto di guida: noi non riusciamo a leggere oltre il suo sguardo, ma lei sembra leggere benissimo oltre il nostro.

Carlo Baja Guarenti


 

DANIELE LUNGHINI

Videomaker, blogger, illustratore, creatore di eventi, web communicator, vive e lavora a Reggio Emilia.
Ha vinto numerosi premi internazionali per i suoi cortometraggi in 3D, come Imagina (Montecarlo) e il World Animation Celebration (Los Angeles). I suoi lavori sono stati proiettati presso la Cal Arts (Università Disney) Pixar, Dreamworks, Universal, Disney Studios e molti altri E’ stato coinvolto in progetti creativi internazionali come il “Danger Global Warming Project”. Ha scritto e messo in scena “L’improvvisato Volo Fantastico” per la Festa del Teatro a Correggio. Si esibisce in perfomance di improvvisazione poetica con live painting. Partecipa a convegni sulle innovazioni del digitale e dei nuovi linguaggi.
Dal 2009 concepisce e coordina mostre che sono state definite “blog offline”. Parte con una trilogia incentrata sulle grandi sicurezze andate ormai perse da generazioni: “Selumanitascoprisselaveritaimpazzirebberotuttiallistante.it” , “Ai Mostri Tempi” e “Spirit Hall“

  • “Selumanita...” (2010 - Reggio Emilia)
    La religione ha perso il suo smalto. La scienza non è più all’altezza. Non ci rimane che la filosofia. O la follia.
  • “Ai Mostri Tempi” (2011- Palazzo Ducale-Guastalla)
    Non si inventano più archetipi di mostri. Con il buio, carburante della paura, i mostri potevano girare liberamente e uscire dalle nostre anime. Oggi, con un mondo accecato da neon ovunque, i mostri rimangono dentro. E sono ancora più infuriati.
  • Spirit Hall” (2015 - Museo dei Cappuccini - RE)
    Una mostra che nasce autobiografica dopo una vita a Roma a incrociare gli spifferi delle chiese dietro l’angolo. Le chiese sono ancora validi arcaici portali dello spirito?
  • Viaggiatore viaggiante (2013 Palazzo Ducale - Guastalla)
    Viaggiare guidati da GPS. E con le immagini google già in testa. Il viaggio è diventato digitale. E le emozioni?
  • Navali: guerre e paci (2014 L’Ottagono - Bibbiano)
    L ’oceanico mondo delle navi e dei conflitti umani.
  • I Steampunk You 0.1/ I Steampunk You 2,0 (2013-4 Università di Reggio Emilia)
    Un evento mostra + flashmob sul classico genere retro di fantascienza.
  • Sospiro di te (2014 Galleria S. Francesco - RE)
    Un artista non può definirsi tale se non si è confrontato con il tema più influente dei destini di ogni uomo di ogni tempo.