Aspettami è una poesia scritta da Konstantin Simonov (1915-1979) nel 1941 e dedicata alla propria fidanzata Valentina Serova. Durante la Grande Guerra Patriottica, Simonov fu corrispondente in prima linea per il quotidiano “Krasnaya Zvezda” (“Stella rossa”). Non aveva alcuna intenzione di pubblicarla, ritenendola troppo «intimista» e lontana dai canoni del «realismo socialista» per poter sperare in una sua pubblicazione. Divenne invece tanto virale per il suo essere anticonformista rispetto al modello imposto dal sistema culturale propagandistico sovietico da essere pubblicata sul giornale “Pravda” nel febbraio del 1942, quando le forze naziste furono respinte da Mosca. I soldati la ritagliarono dai giornali, la copiarono mentre sedevano nei loro rifugi, la impararono a memoria e la spedirono in lettere alle loro mogli e fidanzate. Fu ritrovata nelle tasche del petto dei feriti e dei morti.
Chi mi conosce, chi ha frequentato i miei corsi, sa bene che porto avanti un concetto di scrittura di tipo olistico, curioso aggettivo che andava molto di moda qualche annetto fa. Lo scrivere attinge all’uomo tutto e quando scriviamo dobbiamo ispirarci, parallelamente, a una dimensione creativa altrettanto tutta (assoluta). Visioni, immagini, foto, montaggio cinematografico, effetti visivi..ma anche sculture, quadri, installazioni: tutto contiene scrittura e tutto può concorrere a una scrittura che sia compenetrante, multisensoriale e proliferante di nuovi linguaggi. Per questo vado alla ricerca di produzioni creative che non siano esclusivamente di scrittura ma che siano collegate ad essa e che donino più livelli all’atto della lettura.
Chi mi conosce, sa anche che sono uno sfrenato amante di videogiochi, che ritengo l’ultimo ritrovato della scienza delle narrazioni. Girovagando tra elenchi di videogiochi, ho incrociato Wait for me, uno splendido spot per il videogioco di guerra World of Warships che utilizza proprio il testo di Simonov. Spot e videogioco: due linguaggi che adoro, stavolta insieme!
Perché parlo di questo spot? Che cosa c’entra con la scrittura? Andiamolo a scoprire. Di seguito il testo e il video.
ASPETTAMI
Aspettami ed io tornerò,
ma aspettami con tutte le tue forze,
aspettami quando le gialle piogge
ti ispirano tristezza,
aspettami quando infuria la tormenta,
aspettami quando c’è caldo,
quando più non si aspettano gli altri,
obliando tutto ciò che accadde ieri.
Aspettami quando da luoghi lontani
non giungeranno mie lettere,
aspettami quando ne avranno abbastanza
tutti quelli che aspettano con te.
Aspettami ed io tornerò,
non augurare il bene
a tutti coloro che sanno a memoria
che è tempo di dimenticare.
Credano pure mio figlio e mia madre
che io non sono più,
gli amici si stanchino di aspettare
e, stretti intorno al fuoco,
bevano vino amaro
in memoria dell’anima mia …
Aspettami. E non t’affrettare
a bere insieme con loro.
Aspettami ed io tornerò,
ad onta di tutte le morti.
E colui che oramai non mi aspettava,
dica che ho avuto fortuna.
Chi non aspettò non può capire
come tu mi abbia salvato
in mezzo al fuoco
con la tua attesa.
Solo noi due conosceremo
come io sia sopravvissuto:
tu hai saputo aspettare semplicemente
come nessun altro.
Aspettare è la forza, l’energia che serve all’altro per salvarsi. Intorno, un mondo brusco, senza pazienza e quindi senza pietà, non avrà voglia di aspettare. Solo l’amore, la più grande forza dell’universo, può cambiare i destini, può tenere attaccati quei fili che ci legano, come burattini, alla vita. Solo aspettare può tenere i fili che legano due persone che non hanno la minima possibilità di decidere di rimanere in vita.
Il testo di Simonov viene utilizzato come voce fuori campo. Non segue minimamente le immagini che vediamo scorrere, eppure sembra inglobarle. Le immagini, per una forza e per meccanismi misteriosi, a loro volta rimandano alle parole, come se avessero in seno già una sequenza di passato vissuto ritornato a galla.
L’abilità degli autori è stata quella di scrivere una sceneggiatura (ricordiamoci sempre che il prodotto di un video è il risultato di una sceneggiatura, di un testo scritto estremamente preciso e particolareggiato definito perfino nei tempi) che tenesse conto di un altro testo! Anzi, che si svolgesse su quella base pur parlando, per la gran parte della durata, di tutt’altro. Un’acrobazia tra dimensioni di scrittura, l’una che vive da sola e l’altra che invece rimane invisibile ma demiurgica tra le trame delle immagini. Entrambe convivono ed esistono una grazie all’altra.
Nel video sono presenti tanti dettagli che un occhio deve cogliere per poter gustare l’estrema sofisticatezza e delicatezza del racconto. Il pilota giapponese che, alla guida di un aereo danneggiato e ingestibile, accenna uno sguardo dietro verso il compagno ormai senza vita e, solo a quel punto, decide per la scelta estrema di diventare kamikaze. O il soldato che, dopo aver dato la lettera alla ragazza, fa un cenno rivolto alla madre che può significare solo un “noi, adulti, sappiamo come va questa vita, ma loro, i giovani, sono ancora troppo giovani per questi eventi”.
Il montaggio incrociato delle immagini, intendo quelle materializzate e non quelle evocate dal testo (di cui si può, anche per loro, di parlare montaggio), tra i due filoni narrativi risulta magistrale, accompagna la vita di due personaggi, di due culture a confronto, tanto lontane quanto vicine, tanto particolari quanto universali. L’amore orientale si esprime con un senso di richiesta di scuse: “scusami se ho tardato dalla guerra””no, scusami tu se il tuo riso stasera è freddo”. L’abbraccio occidentale è compresso, robusto, una scarica elettrica a voltaggio sensuale. L’abbraccio orientale è il soffio provocato da due corpi in rispettoso avvicinamento. Anch’esso epiloga con una scarica, ma questa volta a tensione spirituale. L’incontro occidentale possiede un’estetica pregna di immediata fisicità, solo a stento controllata. L’amore orientale si manifesta con corporea cortesia e molto più dialogata, di un dialogo muto ma visibile.
In questa opera il linguaggio della scrittura e quello delle immagini partorisce l’emozione dell’amore nella sua purezza. Il testo fuori campo, incessante e tormentato, impaziente e turbato, ci porta verso la conclusione dei due tracciati di vita, inizialmente incrociati in guerra, che continuano a incrociarsi persino a distanze siderali. Alla fine di questo percorso, ci rendiamo conto di come vite diverse possano gemellarsi in un destino sovrapposto.
Qual’è la morale che voglio portare in dote alle già vostre numerose doti? La morale è che il testo è un cibo che può essere usato anche su altre pietanze, è uno strumento che può essere incastonato anche su altre piattaforme. Impariamo a miscelare, a contaminare. Impariamo a leggere le parole anche nelle immagini e a scrivere le immagini con le parole.
Buon tutto.
Daniele
Torno al tuo blog, ogni tanto, per rileggere questo articolo. Mi rasserena e allo stesso tempo mi stimola, ma sopratutto mi fa sognare. Perché nella tua descrizione degli elementi che compongono la metrica della poesia sulle immagini, intravedo gli elementi che cuciono questi due mondi narrativi e ogni volta me ne stupisco. Ogni volta vengo pervaso da piccoli brividi quando poi (ri)vedo il video, assoporando le sottili sfumature (di nuovo) visibili.
Grande Dany.
Anzi, alla grandissima!
Maxi, mi crederai se ti dico che lo vedo solo ora il commento. Le tue parole mi acquietano e mi gratificano. Grazie Max.